sabato 12 ottobre 2013

Il pensiero politico nazionale della destra

*Relazione del Prof. Marino Revedin della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Trieste

1) Geografia della destra.
E' indubbio che, storicamente, la nazione di destra nasca e si sviluppi su un piano geografico o, per meglio dire, topografico. Nei parlamenti dell'800, ed in particolar modo in quello inglese, viene definita "destra" la formazione politica seduta alla destra dello speaker, i conservatori, e "sinistra" la formazione politica seduta alla sua sinistra, i liberali.
Appare dunque chiaro fin dalle premesse come la nozione di destra si presenti relativa sul piano storico e al tempo stesso assoluta nella sua articolazione ideale. Il non cogliere tale bivalenza del termine ha portato all'equivoco molti studiosi, primo fra tutti Norberto Bobbio, nel suo saggio dedicato appunto alla distinzione tra destra e sinistra.
Parliamo di relatività infatti perché, ad esempio, il movimento liberale che per tutto l'Ottocento ha costituito la sinistra parlamentare è andato via via spostandosi verso destra conn il sorgere e l'affermarsi dei movimenti socialisti prima e marxisti in seguito, tanto che ai giorni nostri il liberalismo viene incluso in una nozione più ampia e genericizzata del termine destra.
Rimane ancorato al termine destra, intesa sempre topograficamente, il pensiero antigiacobino, controrivoluzionario o, come oggi meglio si direbbe, reazionario sviluppatosi nell'Ottocento, come pure le varie tipologie di destra sociale o "radicale" che mescolano il riformismo sul piano sociale con il tradizionalismo sul piano nazionale, tanto da costituire, in alcuni casi, un incontro tra destra e sinistra, di cui un esempio può essere il pensiero di George Sorel.
Se si riflette comunque sulla distinzione topografica di fondo, il dato essenziale è che lo schieramento di solito qualificato come "destra" svolge nell'ambito parlamentare una politica di conservazione. Lo schieramento qualificato come "sinistra" svolge nello stesso ambito una politca riformista e di rinnovamento dell'assetto politico
Se si traspone, però, tale impostazione classica alla geografia politica del nostro Paese e del nostro tempo, osserviamo come essa sia radicalmente rovesciata. Troviamo infatti a sinistra un orientamento prevalentemente consevativo, un orientamento che difende lo status quo e l'impostazione politica pre-giacente tentando di salvaguardare interessi acquistiti e ormai incrostati nell'arco degli ultimi decenni e a destra invece uno schieramento politico che cerca di mutare radicalmente l'assetto politico del Paese, che propone sostanziali riforme e radicali innovazioni. D'altra parte tale orientamento, tale inversione topografica sembra aver colpito anche altri paesi europei come la Gran Bretagna o la Francia dove i governi di sinistra svolgono una politica tipicamente conservativa nel tentativo di accrescere il proprio consenso nel campo politico altrui, non senza problemi perché l'invasione di campo può costituire un accrescimento dei consensi attraverso una sottrazione dei voti all'avversario ma rischia di divenire una perdita dei consensi tradizionali, una perdita cioè in casa propria.
Una distinzione topografica dei due orientamenti appare dunque oggi sempre più difficile, soprattutto per la divaricazione repentina che negli ultimi anni la politica e l'economia hanno subito venendo a costituire due settori spesso in opposizione.

2) Geometria della destra.
Occorre dunque interrogarsi, fallite le coordinate geografiche di identificazione della destra, sulle sue coordinate geometriche e cioè sulle sue proprietà essenziali. Così come in geometria un triangolo è tale perché ha tre lati, ci interroghiamo su quali siano le peculiarità della destra che la rendono appunto destra nel suo essere particolare.
Occorre a questo punto fare un passo indietro. La nascita dello stato moderno viene fatta risalire abitualmente alla filosofia di Tommaso Hobbes e che si articola, nel suo nucleo principale, su due assunti fondamentali a tutti ben noti: auctoritas non veritas facit legem, l'assunzione quindi di una potestà statuale che si autogiustifica ed i rifiuto dunque del precedente stato medievale fondato sulla sacralità del potere politico, e svolto in polemica con il pacta sunt serranda di Grozio - i patti senza la spada non servono a nulla - come testimonianza del diritto dello stato e della assoluta indipendenza dello stesso nel momento dell'emanazione delle norme.
Il dato di fondo della filosofia politica di Hobbes è un sostanziale pessimismo nei confronti della natura umana corruttibile ed aggressiva, "homo homini lupus" la cui salvezza è rappresentata da un rigido ordine statuale: solo nello stato l'uomo può trovare la propria salvezza morale e la propria sicurezza esistenziale. Hobbes viene di solito contrapposto alle teorie del progresso sociale che nasceranno il secolo seguente, all'ideale illuminista della perfettibilità e del miglioramento dell'uomo, alle dottrine cioè dell'ottimismo sociale e del progressismo politico fondate sull'idea di un progresso morale dei cittadini.
Da un lato dunque un pessimismo razionale ed una costruzione dell'idea di stato improntata alla coesione sociale in cui il collante è costituito dal concetto di autorità, dall'altro un ottimismo progressista e la sostituzione nuovamente della verità al concetto di autorità, non più una verità però metafisica ma una verità ideologica. Da quest'ultimo orientamento, giacobino ed illuminista, nasceranno per filiazione le dottrine socialiste ed in seguito marxiste.
Questo ci pare il discrimine originale fra la destra e la sinistra e non già quello posto da Norberto Bobbio dove scrive che l'idea di destra si caratterizza nel privilegiare la libertà e l'idea di sinistra nel privilegiare l'uguaglianza. Tale affermazione, sembra infatti contemporaneamente insufficiente e confutabile. Insufficiente poiché i concetti di libertà e di uguaglianza sono molteplici, (un noto studioso tedesco, Felix Oppenheim, ha individuato addirittura 27 significati attribuibili alla parola libertà) ma soprattutto confutabile se si esaminano nel nostro secolo movimenti di destra che si richiamano prioritariamente al concetto di uguaglianza, si veda ad esempio il movimento dei "descamisados" di Peron o, nell'800, movimenti di sinistra come il libertarismo anarchico do molti pensatori che, pur dichiarandosi di sinistra, avvantaggiavano prioritariamente il concetto di libertà.
Sullo stesso concetto di libertà si gioca l'equivoco della collocazione geometrica dell'idea liberale la quale, partita con il nobile scopo di rivendicare nel confronti della stato medievale i diritti fondamentali della persona umana e la sua dignità, finì poi sul piano economico per generare attraverso il laissez-faire, attraverso il liberismo, il crearsi di grandi ricchezze accanto a grandi povertà.
In realtà, il liberalismo, più che ideologia, si presenta come metodologia politica. Come scrisse Giuseppe Maranini, esso costituisce un "guscio vuoto". Non possedendo infatti una propria etica né una propria prassi politica (essendo metodologia e non ideologia) deve necessariamente attingere a sistemi etici estranei poiché la sola etica della libertà lo trasformerebbe fatalmente da liberalismo in libertinismo. Il primo importante sistema etico cui storicamente il liberalismo attinse fu l'utilitarismo benthamiano, l'etica cioè del principio di utilità. Tale sistema etico è stato, non a caso, definito da Michel Villey la philosophie du ventre et du bas-ventre, la filosofia del ventre e del basso ventre per evidenziarne il contenuto grettamente materialistico ed edonistico. Ed è proprio a causa del contenuto utilitarista, di cui il liberalismo assunse inizialmente i canoni, che l'idea liberale ha comportato nell'800 e nella prima metà del 900 l'esito sociale di grandi disuguaglianze.
La teoria democratica è nata come correttivo delle storture dell'idea liberale aggiungendo al nucleo forte del pensiero liberale, e cioè la tutela dei diritti fondamentali dell'uomo e della sua dignità, l'idea di solidarietà e della tutela dei soggetti più deboli. Quello che oggi infatti viene comunemente chiamato stato liberal-democratico è tecnicamente definito stato liberal-democratico poiché unisce e coniuga principi liberali e correttivi democratici, volti i primi al limitare attraverso l'intervento dello stato le disparità che l'assenza di regole potrebbe generare. Ancora oggi, nella nostra Costituzione, sono ravvisabili questi due orientamenti, queste due anime, come le ha definite Vezio Crisafulli, l'anima liberale e l'anima sociale, tanto da creare un conflitto addirittura tra stessi articoli della nostra Costituzione come l'art. 1 che parla di sovranità popolare e l'art. 67 che afferma che il parlamento rappresenta la nazione e quindi esprime un'istanza di sovranità nazionale.
L'antica distinzione topografica destra/sinistra tra conservatori e liberali si è trasformata negli ultimi decenni in contrapposizione tra l'orientamento liberale e l'orientamento sociale, il primo qualificato di destra, il secondo qualificato di sinistra. Quali sono le peculiarità di questi orientamenti? Innanzitutto la concezione dello stato che nell'orientamento liberale è uno stato ristretto, uno stato minimale dove la maggior parte delle attività vengono svolte dai privati ed allo stato sono demandate, secondo l'antica visione di Locke, solo le attività indispensabili come la difesa, la giustizia ed i rapporti con gli altri stati. Nella visione democratica invece, lo stato, per poter tutelare i più deboli, deve darsi una veste più organizzata. Non sarà più uno stato minimale ma sarà uno stato espanso, uno stato che interviene nell'economia, uno stato che crea una economia pubblica, ciò che, insomma, si definisce comunemente welfare-state.
Queste due componenti, liberismo e socialità, si presentano oggi all'interno del pensiero stesso della destra in forma contrapposta e, anche se qualcuno afferma che tale contrapposizione esprima un conflitto di sapore ottocentesco, purtuttavia essa pone degli interrogativi quanto mai urgenti nel panorama politico italiano. Il primo tra questi è se sia giusto lasciare alla sinistra il monopolio, il compito ed il merito della tutela dei più deboli che essa sembra arrogarsi da oltre un secolo. Il secondo è se il modello politico che il liberalismo propone sia un modello soddisfacente sul piano etico, se nei nostri tempi, definiti i tempi della globalizzazione, appare giusto che un evento spesso irrilevante possa causare improvvisamente l'impoverimento di larghe fasce della popolazione del globo, ma, soprattutto, se il modello di vita che l'idea liberale propone, basato su una filosofia utilitarista dell'avere, dell'apparire, della ricchezza e del successo siano accettabili sul piano etico e non configurino invece una filosofia materialista tale da fare il paio con il materialismo storico pensato da Marx.

3) Etica della destra
In effetti, il liberalismo, ove non sorretto da un'etica a lui esterna come la dottrina cristiana, ad esempio, ma rimanga vincolato alla visione liberista ed utilitarista dell'esistenza, si riduce ad una filosofia prettamente materialistica. La stessa religione delle libertà di cui parlava Benedetto Croce, pur nei nobili intendimenti, rimane una dottrina fortemente laica e materiale poiché la libertà, se coatta come fine delle attività umane e non coome mezzo per realizzare un ideale superiore, rimane sterile sul piano dei valori. La stessa libertà infatti non può essere colta come fine assoluto ma, nella visione di destra, come mezzo per poter attuare una piena espressione esistenziale. Si è liberi non solo da, ma soprattutto per. La libertà non deve esprimere cioè solo una facultas ma anche una potestas.
Si potrebbe quindi affermare che esista una contrapposizione tra un materialismo con premesse collettivistiche, quello del socialismo marxista, dove l'unità di misura non era più l'individuo ma la Gattung, la specie, e quindi la classe, ed un materialismo con premesse individualistiche, quello liberale.
Il pensiero di destra contrappone a queste due visioni una visione spiritualista fondata anche essa su premesse individuali, caratterizzate però da un individualismo non più egoistico o egotistico, ma da un individualismo che rappresenti l'unità di musura di un soggetto più vasto, sia esso definito Patria o Nazione. Ed uso questi due termini come sinonimi poiché, come scriveva Federico Chabod, "dire senso di nazionalità, significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad affermare, contro tendenze generalizzanti ed universalizzanti, il principio del particolare, del singolo".
L'etica e la deontologia della destra, dunque, si costruiscono a partire dai concetti di individualità e di spiritualismo e cioè di una visione individuale e spiritualistica della storia dell'uomo. Ciò porta al ripudio di ogni dottrina che prevede un progresso generale dell'umanità basato su evoluzioni e rivoluzioni politiche o economiche ma concepisce il progresso come un perfezionamento individuale, personale e morale.
Del materialismo poi il pensiero di destra rinnega l'espressione più radicale che il nostro secolo abbia espressos, quella della fede incondizionata nella scienza, comunemente definita "scientismo" che trasforma la scienza stessa in un valore e non in una ricerca fondata su valori, che vede cioè un uomo al servizio della scienza piuttosto che una scienza al servizio dell'uomo, confondendo l'esattezza della scienza con la sua verità. La scienza è sempre esatta ma non per questo è necessariamente vera.
A tale proposito, anche la consueta distinzione destra/sinistra in base alle categorie di tradizione ed emancipazione non sembra reggere il confronto con i tempi. Se è pur vero che il pensiero di destra si fonda su valori tradizionali quali l'individuo, la famiglia, la Nazione, non è altrettanto vero che l'idea di emancipazione gli sia totalmente estranea. Se infatti l'idea emancipativa, nel senso modernista del termine, si riduce ad essere ricompresa nei valori teorizzati nella filosofia illuminista che ancora oggi rappresenta il maggior punto di riferimento della visione contemporanea del mondo, è altrettanto vero che il pensiero di destra rivendica una forma di emancipazione che superi tale ottica. Ne è un esempio il legame profondo che unì il Fascismo al movimento futurista di Marinetti dove la visione moderna cedeva il passo ad una ricerca avanzata di postmodernità. Ed è sufficiente leggere il Trattato sul ribelle di Ernst Junger per percepire come la cultura di destra non sia cultura di accettazione e di rassegnazione ma di innovazione morale e sociale.
Lo stesso concetto di socialità che la destra propone si presenta radicalmente diverso dai modelli di spcialità che, a modo loro, il socialismo e la liberal-democrazia hanno proposto. Entrambi questi due orientamenti politici avevano come campo di determinazione una società disgregata dalle trasformzioni economiche e sociali degli ultimi due secoli e tendevano alla ricostruzione di valori nuovi che si sostituissero a quelli ormai distrutti.
L'idea di socialità che, al contrario, la destra propone è quella di una società articolata ed organica. Se il liberalismo ed il socialismo risolvevano le istanze ideologiche nella soluzione della dialettica tra ricco e povero, tra forte e debole, e concepivano la socialità come una forma di carità istituzionalizzata, il pensiero di destra concepisce una società dove vengano ristabiliti quei legami sociali naturali che la rivoluzione democratica ed industriale aveva spezzato. La destra sociale non si propone infatti di ripristinare vecchie forme di assistenzialismo ma di creare un tessuto sociale che preveda la composizione dei conflitti e la collaborazione della categorie sociali e del lavoro.
Ritornando alla struttura del Parlamento inglese, dove la distinzione fra destra e sinistra era puramente geografica e rappresentava da un lato la difesa degli interessi dei più forti, dall'altro la tutela dgli interessi dei più deboli, la destra sociale si propone invece di sposta il piano di tale tutela agliinteressi di un gruppo più vasto, quello della comunità nazionale, al cui interno la dialettica dei ruoli e delle posizioni sia composta da una organicità di intenti e di aspirazioni.

Nessun commento:

Posta un commento

Gli interventi sono moderati.
Sono graditi suggerimenti, critiche e osservazioni.
Gli interventi irrispettosi ed offensivi verrano moderati.