Il sito di Coda di Volpe, per ora, resta chiuso.
Il pubblico ministero, Angelo Frattini, della Procura di Salerno ha disposto il sequestro giudiziario dell’aria del depuratore, individuato dal commissariato di governo per lo stoccaggio di c.ca 20.000 ecoballe prodotte negli impianti di trito vagliatura (ex CDR) della Campania. Ieri, i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) tra la soddisfazione e gli applausi della popolazione hanno apposto i sigilli.
Il pubblico ministero, Angelo Frattini, della Procura di Salerno ha disposto il sequestro giudiziario dell’aria del depuratore, individuato dal commissariato di governo per lo stoccaggio di c.ca 20.000 ecoballe prodotte negli impianti di trito vagliatura (ex CDR) della Campania. Ieri, i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) tra la soddisfazione e gli applausi della popolazione hanno apposto i sigilli.
In tre giorni d’intenso lavoro le forze dell’ordine hanno dovuto verificare presunte inadempienze nel progetto di allestimento, quali l’assenza della valutazione d’impatto ambientale come di eventuali abusi ai luoghi in un’area S.I.C., in piena Riserva Naturale del Sele-Tanagro.
La battaglia non è vinta. Spetterà, sempre, alla magistratura pronunciarsi dopo il ventilato ricorso degli uomini di De Gennaro.
Una conferma comunque c’è: se il procuratore Frattini ha ritenuto di dover procedere, evidentemente, ha considerato, sulla base, anche di riscontri oggettivi, che i timori della popolazione residente qualche fondamento dovevano averlo.
Bisogna dare atto alla popolazione della zona di aver avviato una battaglia, se pur tardiva e non continua, che hanno combattuti da soli. L’unica istituzione realmente e sinceramente vicina è stata la chiesa col suo parroco don Daniele Peron sfidando anche le gerarchie che lo avrebbero voluto più defilato.
La politica, come anche il mondo dell’associazionismo, anche ambientale, è stato del tutto assente. Anzi, è sembrato che l’unico interesse di questi assenti fosse stato quello di tenere quel sito di stoccaggio di ecoballe lontano dal capoluogo del Comune o comunque di posizionarlo sui confini.
Di certo le accusa verso l’amministrazione comunale di Eboli di non avere avuto un ruolo realmente fattivo sono state numerose, come le insinuazioni che questa in realtà abbia di fatto messo in condizione gli uomini di De Gennaro di scegliere loro il sito. Fondate o no che siano queste dicerie resta il fatto che anche a Capaccio, il comune frontaliero che forse più di della stessa Eboli ha da perdere in un’allocazione di tale sito sul Sele, non si è mossa foglia né da parte delle istituzioni, né da quello dell’associazionismo né da quello dell’imprenditoria. Forse per il timore di vedere in casa quanto stava per arrivare, invece, a confine.
Di certo si riapre adesso il fronte di Cava di Maiorano.
Una considerazione più generale però va fatta.
Non può pagare sempre lo stesso territorio il prezzo dell’opportunismo e dell’agio altrui. La Piana del Sele ha già dato, con le discariche di Parapoti, Serre e il sito di stoccaggio come Battipaglia.
E’ giusto che anche altri si facciano carico del problema.
Quanto detto vale anche per altre zone della Campania, dove la protesta della popolazione, come a Savignano Irpino, Atripalda, ecc. non è semplicemente il rifiuto di avere la “monnezza in casa” ma nasce dalla necessità che ciascuno risolva e gestisca il problema nel proprio ambito territoriale. Non si può continuare con la linea Bassolino della regionalizzazione della gestione dei rifiuti con una guida centralizzata a Napoli che tralaltro appare al cittadino campano medio come solo ispirata dalla volontà di scaricare il problema sulle altre province .
Le reazioni al centralismo napoletano, anche in altri ambiti, non mancano. Dal defezionismo del Vallo di Diano e del Cilento che Guardano verso Potenza, alle ultime dichiarazioni di Ermino D’Addesa, Presidente del Consiglio provinciale di Avellino, che afferma: “E’ maturo il tempo per aprire un dibattito sulla permanenza della Provincia di Avellino nell’ambito della Regione Campania e del sistema politico amministrativo che ha come perno il napolicentrismo….. Il territorio della Provincia di Avellino rischia di diventare la pattumiera della Campania e di Napoli in particolare”. La questione è la provincializzazione della governance dei rifiuti. E aggiunge: “Avellino, insieme alle province di Benevento e Salerno, deve intraprendere un percorso che deve portare alla costituzione di una nuova regione, che sia la risultanza territoriale delle tre province medesime. Le popolazioni delle tre province si devono riappropriare del loro territorio e impegnarsi nella valorizzazione dello stesso”. Cosa, aggiungo io, ancora più vera è necessaria se passasse la linea dell’abolizione delle Province, che lascerebbe i territori locali, in assenza di enti mediatori e più ampi, ancora più deboli ed esposti all’arbitrio di una super istituzione come la Regione Campania.
P.S.: non vorrei che si pensasse che sia contro i Napoletani. Tuttaltro!
Sono contrario a una certa gestione del potere che s’impernia su Napoli istituzione “padrona e magnona”. Scusatemi l’accento leghista.
La battaglia non è vinta. Spetterà, sempre, alla magistratura pronunciarsi dopo il ventilato ricorso degli uomini di De Gennaro.
Una conferma comunque c’è: se il procuratore Frattini ha ritenuto di dover procedere, evidentemente, ha considerato, sulla base, anche di riscontri oggettivi, che i timori della popolazione residente qualche fondamento dovevano averlo.
Bisogna dare atto alla popolazione della zona di aver avviato una battaglia, se pur tardiva e non continua, che hanno combattuti da soli. L’unica istituzione realmente e sinceramente vicina è stata la chiesa col suo parroco don Daniele Peron sfidando anche le gerarchie che lo avrebbero voluto più defilato.
La politica, come anche il mondo dell’associazionismo, anche ambientale, è stato del tutto assente. Anzi, è sembrato che l’unico interesse di questi assenti fosse stato quello di tenere quel sito di stoccaggio di ecoballe lontano dal capoluogo del Comune o comunque di posizionarlo sui confini.
Di certo le accusa verso l’amministrazione comunale di Eboli di non avere avuto un ruolo realmente fattivo sono state numerose, come le insinuazioni che questa in realtà abbia di fatto messo in condizione gli uomini di De Gennaro di scegliere loro il sito. Fondate o no che siano queste dicerie resta il fatto che anche a Capaccio, il comune frontaliero che forse più di della stessa Eboli ha da perdere in un’allocazione di tale sito sul Sele, non si è mossa foglia né da parte delle istituzioni, né da quello dell’associazionismo né da quello dell’imprenditoria. Forse per il timore di vedere in casa quanto stava per arrivare, invece, a confine.
Di certo si riapre adesso il fronte di Cava di Maiorano.
Una considerazione più generale però va fatta.
Non può pagare sempre lo stesso territorio il prezzo dell’opportunismo e dell’agio altrui. La Piana del Sele ha già dato, con le discariche di Parapoti, Serre e il sito di stoccaggio come Battipaglia.
E’ giusto che anche altri si facciano carico del problema.
Quanto detto vale anche per altre zone della Campania, dove la protesta della popolazione, come a Savignano Irpino, Atripalda, ecc. non è semplicemente il rifiuto di avere la “monnezza in casa” ma nasce dalla necessità che ciascuno risolva e gestisca il problema nel proprio ambito territoriale. Non si può continuare con la linea Bassolino della regionalizzazione della gestione dei rifiuti con una guida centralizzata a Napoli che tralaltro appare al cittadino campano medio come solo ispirata dalla volontà di scaricare il problema sulle altre province .
Le reazioni al centralismo napoletano, anche in altri ambiti, non mancano. Dal defezionismo del Vallo di Diano e del Cilento che Guardano verso Potenza, alle ultime dichiarazioni di Ermino D’Addesa, Presidente del Consiglio provinciale di Avellino, che afferma: “E’ maturo il tempo per aprire un dibattito sulla permanenza della Provincia di Avellino nell’ambito della Regione Campania e del sistema politico amministrativo che ha come perno il napolicentrismo….. Il territorio della Provincia di Avellino rischia di diventare la pattumiera della Campania e di Napoli in particolare”. La questione è la provincializzazione della governance dei rifiuti. E aggiunge: “Avellino, insieme alle province di Benevento e Salerno, deve intraprendere un percorso che deve portare alla costituzione di una nuova regione, che sia la risultanza territoriale delle tre province medesime. Le popolazioni delle tre province si devono riappropriare del loro territorio e impegnarsi nella valorizzazione dello stesso”. Cosa, aggiungo io, ancora più vera è necessaria se passasse la linea dell’abolizione delle Province, che lascerebbe i territori locali, in assenza di enti mediatori e più ampi, ancora più deboli ed esposti all’arbitrio di una super istituzione come la Regione Campania.
P.S.: non vorrei che si pensasse che sia contro i Napoletani. Tuttaltro!
Sono contrario a una certa gestione del potere che s’impernia su Napoli istituzione “padrona e magnona”. Scusatemi l’accento leghista.
enzodisirio
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