Pubblichiamo di seguito l'intervento dell'ing. Marco D'Auria a nome di A.N. alla pubblica audizione del 11 novembre.
Capaccio Scalo, 11 Novembre 2008
Il Circolo “Giorgio Almirante” di Alleanza Nazionale presenta un nuovo documento inerente la Relazione Programmatica elaborata dal prof. Francesco Forte ad integrazione di quello già protocollato il giorno 7 novembre c.a., presso l’Ufficio protocollo del Comune di Capaccio, non potendo esimersi anche stasera dal dare il suo contributo d’idee nell’interesse generale della propria comunità.
In premessa vorremmo ricordare come non possiamo assolutamente non ribadire ancora una volta che Capaccio necessità di questo importante strumento di programmazione urbanistica, che i nostri concittadini hanno atteso già per troppo tempo e che vorremmo efficacemente esaustivo delle aspettative e necessità da questi poste.
Per questo l’approccio al PUC dei partiti e movimenti del costituendo PDL non è stato aprioristicamente negativo e pregiudiziale, ma, nella consapevolezza dell’importanza del momento politico e storico, della responsabilità di chi agisce nelle istituzioni e delle attese dei nostri concittadini, abbiamo assunto un atteggiamento aperto, costruttivo e propositivo.
In tale ottica va letto il documento politico sul PUC presentato in Consiglio Comunale del 17.07.2008, dove il PdL faceva delle osservazioni e delle proposte, fatte proprie successivamente anche dalla maggioranza consiliare che le ha assunte come emendamento integrale al proprio documento sugli indirizzi programmatici a base del PUC.
La volontà del centro-destra di contribuire, nel solo interesse della nostra comunità, al miglioramento di questo importante atto amministrativo e politico non è mai mancata come la disponibilità al confronto e al dialogo.
Viceversa abbiamo riscontrato che da parte di quest’amministrazione comunale vi è stata solo un’apparente disponibilità ad un’approvazione “partecipata” di questo PUC.
Cosa evidente sin dalle premesse iniziali.
Possiamo ricordare come fatta richiesta, anche con interventi ufficiali in consiglio comunale, di prendere parte al tavolo tecnico dell'Ufficio di Piano attraverso la partecipazione di un tecnico designato dai partiti che compongono la minoranza, e dopo aver ricevuto un ufficioso consenso, non abbiamo mai visto formalizzarsi alcuna ufficialità se non tardivamente, quando ormai tale partecipazione era del tutto inutile. Infatti, nel contempo si sono avute varie stesure di "Indirizzi programmatici relativi agli obiettivi del PUC" e precisamente quella del 19.06.2008 e l'ultima posta a base del consiglio comunale del 17.07.2008. Mai in nessuno di questi tavoli siamo stati invitati per apportare contributi, estromettendo, di fatto, dal processo di pianificazione l'interlocutore minoritario del consiglio comunale.
A noi risultano incomprensibili l’applicazione pratica dei tempi dell’ iter amministrativo.
In tal senso i tempi appaiono quelli di una fisarmonica, allungandosi e restringendosi nel dare poi fattivamente corso alle varie fasi dell’iter del PUC. Difatti così ci si allontano da quella tanto sbandierata volontà di partecipazione al processo decisionale “condiviso”. E’ il caso della consegna della proposta degli indirizzi programmatici della giunta ai consiglieri comunali. I quali ne poterono prendere atto nella loro redazione finale, a pochissimi giorni dal Consiglio Comunale in cui vennero poi votati.
Infatti, se vi fosse stata reale propensione ad un’approvazione compartecipata del PUC, e non la sua formazione nell’ambito dei soli pochi addetti ai lavori, in ogni fase si sarebbe dato un maggiore lasso temporale ai soggetti interessati, le forze politiche, sociali e di categoria per apprezzare la proposta finale degli indirizzi alla relazione programmatica al di là della semplice e dovuta apparente “raccolta” iniziale delle aspettative e delle attese dei cittadini.
Non è compito nostro ricordare come fondamentali siano gli “indirizzi programmatici” su cui poi tutte le successive fasi di elaborazione del progetto della “città futura” si fonderanno. Quindi, l’accelerazione e la scelta di tempi “stretti” nelle diverse fasi di approvazione del PUC a nostro avviso sono un metodo poco consono per lo sviluppo dei processi e delle decisioni in un ambito molto delicato, dove la cautela dovrebbe essere di prassi, onde evitare di adottare provvedimenti non condivisi, non efficaci o addirittura dannosi.
Nonostante tutto ciò, sempre per senso di responsabilità verso i propri concittadini, il centro-destra, non si è tirato indietro e malgrado le gravi difficoltà dovuta ai tempi piuttosto brevi ha comunque elaborato un proprio “documento politico”, che i consiglieri comunali di area hanno presentato in C.C.
Anche in questa fase abbiamo però riscontrato una disponibilità più apparente che reale da parte di questa amministrazione comunale. Infatti, come detto, nonostante tale documento politico del PDL sia stato assunto come emendamento a quello iniziale e, quindi, fatto proprio dalla maggioranza, e su tale premessa votato favorevolmente anche dai consiglieri di opposizione, in realtà poi nella stesura della relazione programmatica appare del tutto evidente che il prof. Forte non ne ha tenuto conto.
Molte, infatti, sono le incongruenze che si rilevano tra la relazione programmatica e gli indirizzi su cui in Consiglio Comunale le sue diverse anime politiche hanno costruito il loro unanime consenso.
Incongruenze che poi andremo a specificare.
Infatti il centro-destra recentemente con dei suoi manifesti pose la questione di una maggiore trasparenza e partecipazione al processo di formazione del PUC rilevando come esso apparisse ai cittadini più che “cosa loro” questione di pochi “eletti”.
Richieste largamente condivise dalla cittadinanza come anche da forze politiche ben distanti da noi a cui si rispose richiamandosi alla normativa vigente, senza apparentemente comprendere il senso primo della nostra richiesta. Salvo poi, fare un passo indietro annunciando una nuova serie di audizioni pubbliche delle categorie, delle associazioni e dei cittadini tutti.
Atro elemento di perplessità è l'art. 2 della Convenzione di incarico al prof. arch. Forte dove si legge:
"alla Relazione Programmatica” (quella consegnata il 9 ottobre 2008) “farà seguito, previa istruttoria, la presa di atto da parte della Giunta Comunale, con enunciazione da parte dell'Amministrazione comunale di Deliberazione di Indirizzi Programmatici. In mancanza di deduzioni, trascorsi inutilmente mesi uno dalla data del protocollo di consegna da parte del professionista, si assumeranno come condivise le indicazioni ed obiettivi di cui alla suddetta Relazione Programmatica e si procederà con la seconda fase - Progetto Preliminare e valutazione ambientale strategica."
Quindi in mancanza di deduzioni da parte della Giunta Comunale - entro il 9 novembre - si sarebbero assunte come condivise le indicazioni e gli obiettivi di cui alla suddetta Relazione Programmatica.
Si tratta a nostro parere di una “forzatura”, di tipo contrattualistico, che impedisce una analisi serena e ponderata degli indirizzi. Fermo restando che anche noi auspichiamo tempi rapidi per la definizione del PUC, non ci spieghiamo questo colpo di acceleratore in una fase così importante, né come possa inserirsi pacificamente nell’iter previsto per l’approvazione del PUC.
Qual è il motivo che spinge a comprimere in un solo mese l’analisi di una relazione programmatica così complessa e articolata? Cui bono?
Per quanto attiene il documento politico del PDL presentato nel Consiglio comunale del 17.07.2008 ricordiamo che allora chiedemmo:
1) Che Capaccio Scalo dovrà recepire una parte rilevante della volumetria residenziale del fabbisogno teorico calcolato - senza ipotesi forzate di situazioni di usi abitativi inesistenti - localizzati ai margini e/o nell'immediato periurbano, senza compromettere nel modo più assoluto le aree verdi interne all'insediato.
2) Che vi siano piccole quote di volumi residenziali ai margini sfrangiati dei borghi urbani per un loro completamento e identità
3) Che la rilevante quota parte dei volumi ad uso alberghiero sia localizzata lungo il tratto Foce Sele-Varolato, Laura e Licinella, permettendo l’adeguamento delle strutture esistenti ma anche il sorgere di nuove.
4) Che altra quota significativa dei volumi alberghieri va localizzata a Capaccio Capoluogo intorno al centro storico valutandone l’ effettiva domanda di trasformazione degli operatori turistici;
5) Che non vengano individuati nuovi insediamenti dove non sono presenti i servizi e le opere di urbanizzazione primaria (rete fognaria, rete pubblica illuminazione, rete idrica, sicurezza, ecc")' perché i costi a carico della collettività non sarebbero giustamente finalizzati (es. Cannito).
6) Che le quote di utilizzo del comparto edificatorio fossero previste nell’ordine del 70% da cedere gratuitamente al comune e del 30% come trasformabilità rispetto all’uso previsto.
Dalla lettura della Relazione Programmatica ci è parso che queste nostre indicazione non abbiano trovato recepimento da parte del tecnico incaricato.
Le incongruenze più evidenti e i punti di perplessità, che abbiamo rilevato in questa nostra prima analisi, sono le seguenti.
Partiamo dall’allegata tabella 5.1.1 – Cap. II/.66 - nuove unità abitative
La stima di nuove unità immobiliari che realmente servono a Capaccio e ai Capaccesi ci lascia del tutto perplessi: si prevede un totale di 2168 nuove unità abitative a fronte di un aumento presunto della popolazione di 2416 abitanti. La media, quindi, è di 1,11 ab./unità abitativa. Praticamente si ipotizza che i futuri abitanti saranno quasi tutti single, se il nucleo familiare tipo previsto è di 1,11 persone.
In realtà temiamo che dietro a questi numeri si celi una pura e semplice previsione di seconde case per i vacanzieri e non certo per i nostri concittadini.
E’ in tale ottica va letta anche la previsione del nuovo insediamento di Cannito?
Ben comprendendo la necessità di coinvolgere i privati nella realizzazione di servizi e infrastrutture pubbliche ci chiediamo perché La “cittadella dello sport” (Cap. III/.65 e 66 – par. 12.3) sia prevista come complesso insediativo ad uso polivalente sportivo integrato con utilizzazioni a carattere ricettivo, commerciale ed abitativo, … nella valle interna di ”Cannito”.
Località, Cannito, che avrebbe dalla sua già un ipotetico campo da golf!
Campo che ben si presta alla vocazione di quello che sembra profilarsi come un insediamento di seconde case destinate a facoltosi acquirenti.
Certamente, però, non si farebbe un buon servizio alla nostra comunità che per potere usufruire di tale centro sportivo polivalente, dopo anni di attesa, dovrebbe raggiungere una sede del tutto periferica e disagiata, potendosi in alternativa prefigurarsi una sua localizzazione più congrua.
Inoltre il predetto insediamento di Cannito come si concilia con quanto richiesto nel nostro documento, che ricordiamo è assunto negli indirizzi programmatici dalla maggioranza:
“riteniamo doveroso, per il rispetto della naturale vocazione del territorio nonché nel rispetto delle reali capacità ricettive degli ambiti di usi e funzioni, che non vengano individuati nuovi insediamenti dove non siano presenti i servizi e le opere di urbanizzazione primaria (rete fognaria, rete pubblica illuminazione, rete idrica, sicurezza, ecc.) perché i costi a carico della collettività non sarebbero giustamente finalizzati”.
Ci appare, poi, poco chiara anche l’entità dell’insediamento residenziale in quella zona che sembra profilarsi come la nascita di una vera e propria nuova contrada. Molto probabilmente, come già rilevato, non certamente ad uso abitativo dei nostri concittadini.
Nelle recenti pubblici incontri ci è parso, poi, di capire che il tecnico incaricato, prof. Francesco Forte, abbia espresso qualche personale perplessità circa il cosiddetto “pendolo” Capaccio Scalo-Laura. Perplessità avvalorata dal fatto che la sua eventuale elaborazione è rinviata a un ipotetico quanto improbabile concorso internazionale. Inoltre vorremmo conoscere il parere del prof. Forte anche circa la crescita di Capaccio Scalo non in maniera concentrica ma bensì "in continuo" lungo le direttrici viarie di collegamento.
Riteniamo che Capaccio Scalo debba avere un ruolo importante nello sviluppo del nostro territorio quale realtà urbana e urbanizzata che abbia una valenza baricentrica per la comunità e per il territorio. Diventa quindi imperativo costruire anche i “luoghi fisici e simbolici” della vita sociale e comunitaria. Infatti ciò che da sempre il dibattito pubblico mette in evidenza è la necessità di un’ “Agorà”, cioè di un luogo funzionale alla vita pubblica quale luogo di incontro e di confronto. Bisogna cioè non solo costruire la città come mero spazio fisico, ma anche come luogo di socialità e socializzazione. In tal senso è evidente che l’unico ruolo che nel nostro territorio sembra svolgere tale compito sono i “giardinetti” di Capaccio capoluogo, mentre Piazza Santini e il Parco “La Collinetta” non hanno mai potuto svolgere il ruolo per cui erano stati pensati a causa della loro marginalità rispetto al vero nucleo vitale della cittadina di Capaccio Scalo. Anzi si rileva la loro invivibilità e il loro degrado a luoghi border line. Diventa quindi imperativo per un’amministrazione comunale che voglia far crescere la propria città non solo in termini fisici e volumetrici ma anche e soprattutto sociali e culturali che siano previsti nuovi spazi in luoghi più facilmente vivibili e usufruibili dalla comunità. In tale senso non possiamo ancora che fare riferimento alle indicazioni del nostro documento politico dove si chiedeva la salvaguardia delle aree verdi interne a Capaccio Scalo. Più precisamente vorremmo che nell’aria compresa tra Via Elice Codiglione e Via Italia 61 siano previsti un nuovo Parco cittadino e la Piazza che dovrebbero assurgere per la loro centralità al rango di “Agorà”.
Rileviamo inoltre che negli indirizzi si indicava che “il rilancio della collina passerà attraverso la realizzazione del sottopasso ferroviario che faciliterà il collegamento tra Piana, collina e capoluogo”, cosa ampiamente condivisa dai partiti di centro-destra. Dobbiamo però constatare di nuovo che tale previsione appare disattesa in quanto il sottopasso di Via Laghetto non ci sembra essere presente né nei grafici né nelle varie relazioni.
Si tratta di un’opera pubblica già finanziata con 4,5 milioni euro che ha anche ottenuto il preventivo parere favorevole del Ministero dei Beni Culturali, oltre ad essere ampiamente condivisa e attesa dalla popolazione.
Inoltre abbiamo avuto modo di riscontrare la preoccupazione di numerosi nostri concittadini, i quali ci hanno fatto presente delle numerosissime richieste di sanatoria come di ricorsi innanzi al giudice amministrativo nella zona 220. Vorremmo, quindi, ulteriori chiarimenti circa quanto previsto dal PUC in relazione alla zona 220. In particolare sulle indicazioni degli indirizzi programmatici dove si evidenziava la “necessità di uno studio specifico, per il recupero e la riqualificazione urbana” specie “ nei casi in cui si il territorio comunale è più caratterizzato dall’abusivismo”. Ciò per quietare le giuste richieste di maggiori chiarimenti in merito da parte di questi cittadini, ben coscienti che eventuale risoluzione di questa annosa questione possa passare solo attraverso un opportuno studio tralaltro già finanziato grazie all’azione politica del sen. Gaetano Fasolino.
Alla luce di tali considerazioni chiediamo che si preveda una proroga dei tempi di approvazione del PUC, che passi attraverso una verifica della congruità della Relazione Programmatica con gli Indirizzi, sia in seno ai suoi organi consiliari come nell’ambito dell’ Ufficio di Piano, come anche che si tengano presenti quali eventuali modifiche alla relazione le numerose osservazioni pervenute o manifestate a questa amministrazione comunale sia con memorie che nell’ambito delle audizioni pubbliche.
Per il Presidente del Circolo “G. Almirante”
Ringrazio Enzo per il forte impegno profuso nell'elaborazione del documento. Alleanza Nazionale a Capaccio non avrebbe la stessa forza, senza la sua dedizione.
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