venerdì 13 febbraio 2009

Fini, Berlusconi e la Costituzione di Salvatore Tatarella.

Pinuccio ha fatto il miracolo ? Ancora non lo so, ma le premesse ci sono tutte. Solo ventiquattro ore prima del convegno organizzato per ricordare Giuseppe Tatarella a dieci anni dalla sua scomparsa, i rapporti fra i massimi esponenti del Pdl erano davvero roventi. Gianfranco Fini si era schierato con Giorgio Napolitano contro Silvio Berlusconi, e sempre Fini aveva aspramente redarguito Maurizio Gasparri.

Al convegno, invece, complice il clima di generale apprezzamento ( c’erano anche Massimo D’Alema e Roberto Maroni ) per Tatarella, “ministro dell’armonia”, Berlusconi e Fini sono tornati a parlarsi. Mezz’ora di chiarimento nello studio del Presidente della Camera, con l’impegno rinnovato di vedersi settimanalmente. Anche Gasparri e Fini si sono stretti la mano e si rivedranno in settimana per ricomporre una divergenza, “che è solo politica e non personale”, come lo stesso Gasparri ha tenuto a precisare. Tutto in ordine, quindi ? Non ancora, ma almeno le macerie sono state rimosse. Ora la strada della ricomposizione è più agevole. Grazie a Pinuccio o, almeno, al suo convegno.

Quale, comunque, il nodo del dissidio ? I temi etici collegati alla triste vicenda di Eluana ? Il testamento biologico, il diritto alla vita, la libertà di cura ? Certamente sì, ma, come è agevole comprendere, c’è anche e soprattutto dell’altro. C’è la necessità di riformare la Costituzione e di dare al premier poteri di governo effettivi e, soprattutto, celeri. Come li hanno i capi di stato e di governo di tutte le più antiche e forti democrazie occidentali. Berlusconi si sente imprigionato dalle regole obsolete della nostra ottocentesca democrazia parlamentare, ha difficoltà a comprendere il nostro lento e macchinoso procedimento legislativo, ulteriormente rallentato da un inutile e barocco bicameralismo, guarda con mai celato disappunto a quello che lui chiama il “teatrino della politica” ed auspica con forza una moderna riforma della Costituzione. Come dargli torto ?

Se Berlusconi ha ragioni da vendere, perché Fini, qualche volta, sembra che gli si metta di traverso ? Gli sta stretto il ruolo istituzionale di terza carica dello Stato ? Coltiva ambizioni da leader ? Aspira al delfinato ? Sciocchezze. Al pari è assolutamente impensabile che proprio Fini non voglia la riforma della Costituzione. Il presidenzialismo, la modernizzazione del sistema e l’aspirazione a firmare una nuova carta costituzionale stanno nel dna della destra italiana, che, nata dopo, non partecipò alla prima Assemblea costituente.
Allora dove sta il dissidio fra Fini e Berlusconi ? Nel metodo. Solo nel modo, perché nel merito nulla distingue Fini da Berlusconi e tantomeno da Gasparri. Tutti vogliono e vogliamo la riforma della Costituzione. Il problema è se procedere con strappi e con proclami, come a volte dà l’impressione di fare il Cavaliere, oppure se procedere con più cautela ed accortezza, associando al processo riformatore anche l’opposizione e, nei limiti del possibile, la stessa Presidenza della Repubblica. Per formazione ed esperienza politica, Fini propende per questa seconda via. Berlusconi, invece, teme trappole ed insabbiamenti.

La verità è che è venuto meno Walter Veltroni. Questa legislatura era nata sotto i migliori auspici. Gli elettori avevano premiato le scelte coraggiose di Veltroni, Berlusconi e Fini, assegnando ai due rispettivi partiti una montagna di voti e, soprattutto, il totale controllo delle due assemblee legislative, come non era accaduto mai in oltre mezzo secolo di vita parlamentare. Scomparsa e cancellata l’estrema sinistra, ridotta ai minimi termini ogni residua e remota velleità neo centrista di Pierferdinando Casini, il Popolo della Liberà e il Partito Democratico avrebbero potuto e dovuto accordarsi immediatamente per riformare insieme la Costituzione e le leggi elettorali. Invece, non sono andati oltre un modesto, sofferto e tardivo barrage del 4% alle europee. Colpa soprattutto della inconsistenza di Veltroni, che non ha avuto il coraggio e la forza di trascinare il suo partito verso un accordo con l’odiato nemico.
Ora siamo di nuovo in panne e dietro l’angolo c’è lo spauracchio di una crisi economica senza precedenti. Sarà sufficiente la drammaticità della situazione per indurre i litiganti a trovare unitariamente i rimedi contro la crisi o continueremo a praticare la strada del “tanto peggio, tanto meglio”, così cara alle sinistre di un tempo ?

E’ solo di ieri il flop della manifestazione veteroscalfariana organizzata dal Pd “in difesa della Costituzione. E’ possibile che proprio il “nuovista” Veltroni non si renda conto che la Costituzione non ha bisogno di essere difesa ( da chi ? ), ma solo di essere riformata e modernizzata ?

Coraggio, Walter.Salta il fosso.

di Salvatore Tatarella.

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