Un’altra Italia sta nascendo.
La grande vittoria di Alemanno a Roma ha confermato che tutta Italia sta cambiando.
Il dato politico va letto in modo molto approfondito, e stabilisce sicuramente una diversa programmazione tra i due schieramenti, ma ha anche detto che non è più possibile captare il consenso con le menzogne, o peggio, con le ingiurie.
Se i romani, da una parte hanno premiato la serietà del candidato di A.N., dall’altra, hanno bocciato una campagna elettorale condotta su schemi da ante guerra fredda.
I capitolini non si sono impauriti dell’incubo fascista, perché hanno capito che era una fandonia, hanno dato continuità alla svolta nazionale bocciando i principali protagonisti dello sfascio degli ultimi due anni in Italia, e degli ultimi 15 nella capitale.
In poche settimane, si è spezzato quell’arco costituzionale, che di fatto ghettizzava una parte importante della politica nazionale, quella destra moderata e democratica, che nasce prima del ventennio, che attraversa la parentesi fascista, e che arriva fino ai giorni nostri per mezzo di due grandi partiti, il M.S.I. prima e A.N. poi.
La vittoria diventa ancora più grande, se vogliamo analizzare ciò che rappresentava la politica romana dal dopoguerra ad oggi.
Lo scranno del Campidoglio è stato per oltre 50 anni occupato da democristiani, e negli ultimi 15 da post comunisti, e comunque in tutte e due i casi, i sindaci facevano poi carriera nei governi nazionali.
Fermo poi verificarsi, per gli ultimi due candidati(Rutelli e Veltroni) un andirivieni da Montecitorio al Campidoglio, come se fosse possibile scambiarsi le posizioni a proprio piacimento, quasi come un eredità, o una discendenza nobiliare.
I romani, hanno sancito un principio basilare, cioè, se una politica fallisce al governo, non può di colpo diventare idonea in comune, e comunque non ritenere il sindacato di Roma un contentino all’escluso di turno.
Non vi erano dubbi sulle qualità politiche ed umane di Gianni Alemanno, più volte ha dimostrato sia all’interno del partito, sia da ministro delle politiche agricole, la sua immensa capacità di fare, oltre all’indubbia moralità, e se mi permettete, la sua immensa modestia, non erano passati che pochi minuti dall’elezione a sindaco della più importante città italiana, che lo stesso ha dedicato la vittoria a chi prima di lui ha lottato sotto la bandiera del M.S.I. per la stessa poltrona, in periodi più bui, e meno favorevoli elettoralmente, conseguendo un risultato che definire storico mi sembra riduttivo.
In definitiva, il segnale è chiaro, dove il P.D.L. è unito si vince, ma la vittoria diventa ancora più scontata se alla guida c’è ALLEANZA NAZIONALE.
La grande vittoria di Alemanno a Roma ha confermato che tutta Italia sta cambiando.
Il dato politico va letto in modo molto approfondito, e stabilisce sicuramente una diversa programmazione tra i due schieramenti, ma ha anche detto che non è più possibile captare il consenso con le menzogne, o peggio, con le ingiurie.
Se i romani, da una parte hanno premiato la serietà del candidato di A.N., dall’altra, hanno bocciato una campagna elettorale condotta su schemi da ante guerra fredda.
I capitolini non si sono impauriti dell’incubo fascista, perché hanno capito che era una fandonia, hanno dato continuità alla svolta nazionale bocciando i principali protagonisti dello sfascio degli ultimi due anni in Italia, e degli ultimi 15 nella capitale.
In poche settimane, si è spezzato quell’arco costituzionale, che di fatto ghettizzava una parte importante della politica nazionale, quella destra moderata e democratica, che nasce prima del ventennio, che attraversa la parentesi fascista, e che arriva fino ai giorni nostri per mezzo di due grandi partiti, il M.S.I. prima e A.N. poi.
La vittoria diventa ancora più grande, se vogliamo analizzare ciò che rappresentava la politica romana dal dopoguerra ad oggi.
Lo scranno del Campidoglio è stato per oltre 50 anni occupato da democristiani, e negli ultimi 15 da post comunisti, e comunque in tutte e due i casi, i sindaci facevano poi carriera nei governi nazionali.
Fermo poi verificarsi, per gli ultimi due candidati(Rutelli e Veltroni) un andirivieni da Montecitorio al Campidoglio, come se fosse possibile scambiarsi le posizioni a proprio piacimento, quasi come un eredità, o una discendenza nobiliare.
I romani, hanno sancito un principio basilare, cioè, se una politica fallisce al governo, non può di colpo diventare idonea in comune, e comunque non ritenere il sindacato di Roma un contentino all’escluso di turno.
Non vi erano dubbi sulle qualità politiche ed umane di Gianni Alemanno, più volte ha dimostrato sia all’interno del partito, sia da ministro delle politiche agricole, la sua immensa capacità di fare, oltre all’indubbia moralità, e se mi permettete, la sua immensa modestia, non erano passati che pochi minuti dall’elezione a sindaco della più importante città italiana, che lo stesso ha dedicato la vittoria a chi prima di lui ha lottato sotto la bandiera del M.S.I. per la stessa poltrona, in periodi più bui, e meno favorevoli elettoralmente, conseguendo un risultato che definire storico mi sembra riduttivo.
In definitiva, il segnale è chiaro, dove il P.D.L. è unito si vince, ma la vittoria diventa ancora più scontata se alla guida c’è ALLEANZA NAZIONALE.
Gerardo Stabile (il borghese)
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