martedì 8 luglio 2008

E' STATO ARRESTATO IL CROCIFISSO

In una notte di mezza estate, con una raid degno della migliore swat, migliaia di agenti spagnoli, agli ordini del grande comandante Zapatero, hanno “arrestato” milioni di Crocefissi. Sembra che gli stessi offendevano platealmente tutte le religioni praticate in terra ispanica. Fermi immobili, appesi al muro, come qualche distratto potesse immaginare, invece sberleffavano gli ispiratori delle altre religioni. Pare che qualcuno li ha visti fare le linguacce, e boccacce. Il leader massimo di Spagna, è intervenuto con decisione, via quella immagine della discordia, libertà di culto per tutti, meno che per i cattolici. Si può girare con i burqa, e i kippà, ma non si può assolutamente esporre un Crocefisso. Sembra che si stia studiando una legge per vietare anche quelli appesi al collo, in oro , in legno, o di qualsiasi altro materiale. La Spagna, vuole così riparare, a secoli di distanza, alle colonizzazioni di oltre oceano, che dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, furono fatte successivamente a discapito della popolazione indigena. Colonizzazione che imponevano la conversione al cattolicesimo, pena la morte.La Spagna, come nella sua più democratica tradizione, impone per legge tutto, anche la libertà di culto, come dire, passano i secoli, ma le abitudini no.

Un’altra grande conquista dell’avanzata civiltà spagnola.Dopo i matrimoni gay, la ghettizzazione di Cristo.Non so cosa hanno fatto sull’argomento droga, ma mi aspetto a breve una nuova Amsterdam.Io non credo sia possibile sentirsi offesi da simbologie religiose di nessuna natura, ne avere la presunzione che una religione sia più giusta di un’altra.Chi crede, crede e basta.Mi chiedo: in un paese mussulmano, sarebbe possibile lo stesso trattamento?

Nella nostra civiltà, dobbiamo andare migliaia di anni avanti rispetto agli altri, mentre loro si sentono offesi dal Figlio di Dio sofferente sulla Croce.La vecchia e saggia Europa deve abdicare sui valori che l’hanno fondata, in nome di una falsa integrazione multi etnica. La vera integrazione è, vivere in armonia con la civiltà, la cultura e le tradizioni della gente che ti ospita, pur conservano i propri valori. Prima di distruggere definitivamente le colonne della nostra civiltà, trasmettiamo agli altri i valori della civile convivenza, nella libertà di tutti di alimentare le proprie culture. Giovanni Paolo II, inizio un percorso di dialogo tra le religioni monoteiste di tutto il mondo, che questa iniziativa spagnola sta distruggendo. Non sono i simboli che offendono, ma l’incapacità di accettare le differenze religiose.

Cari saluti,
il borghese

11 commenti:

  1. Caro borghese complimenti di nuovo.
    Una riflessione però sulla laicità dello stato va fatta.
    Io personalmente propendo per l'eliminazione di ogno simbolo religioso dai pubblici uffici.
    La religione è cosa personale e non di Stato.
    Anche se lo Stato ha il compito di permettere la libera professione di fede.
    In tal senso a mia opinione lo Stato laico non dovrebbe fare alcun concordato o accordo di riconoscimento di una chiesa o religione.
    Anche questa sarebbe un'interferenza nelle scelte personali dei propri cittadini.
    Gli Stati Uniti che ricordo sono nati proprio dalla colonizzazione iniziale di perseguitati religiosi non hanno concordati, anche se riconosco delle agevolozioni alle deiverse chiese o istituzioni religiose. Ma a tutti e non con accordi singoli con ciascun credo.
    L'argomento è vasto. Fermiamoci qui.
    Alla prossima,
    enzo

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  2. Potremmo trovare un compromesso!
    Lasciamo il crocifisso ... ma a testa in giù ;)
    666

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  3. Meglio comunque evitare.
    Meglio una distribuzione di preserbativi gratuita. A quell'età gli ormoni sono al massimo.

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  4. La conoscenza della nostra identità è quasi sempre un dono dell'altro. Quando andiamo all’estero o anche semplicemente in casa di altre persone, scopriamo usi e costumi diversi dai nostri e di riflesso percepiamo meglio quelli che ci appartengono. Il rischio dello stare sempre con se stessi è non solo quello di non conoscere il mondo circostante ma anche di non riuscire ad apprezzare pienamente l'originale peculiarità che ci appartiene. Ci fa bene il confronto. E fa bene anche alla nostra fede: per risvegliarla, purificarla e saperla custodire.
    il crocifisso al muro è un segno che se ne stava buono e tranquillo sui muri delle strutture statali tra la distrazione dei più. E’ infatti una regola abbastanza diffusa: proprio il venire meno di una cosa (o di una persona) ci fa capire il valore e l’importanza che questa aveva. E’ quando ci ammaliamo che capiamo l’importanza delle piccole cose che potevamo fare grazie alla salute. Se imparassimo a vivere cogliendo la gratuità e la precarietà di ciò che ci circonda forse saremmo più contenti e gioiosamente riconoscenti. In questo senso perfino la malattia e l'essere assillati da impegni inderogabili può aiutarci ad apprezzare e custodire meglio, ogni giorno che passa, il gran dono della salute, della pace e della libertà.
    E’ opportuno che ci sia un crocifisso sui muri delle istituzioni italiane? Intanto va detto che non costringe nessuno a diventare cristiano, come non costringe nessuno ad andare a Messa lo stare a casa la Domenica, che come si sa è una festa cristiana (Dominis dies, Giorno del Signore), accettata da uno stato laico e da una scuola laica. Stare a casa di Domenica o il giorno dell’Immacolata concezione a pensarci bene è molto più “costrittivo” che un simbolo sul muro. Eppure se uno stato laico riesce ad essere e rimanere tale anche con l’obbligare i suoi cittadini a partecipare alle feste cristiane, allora può rimanere perfettamente laico anche con il simbolo del crocifisso sui muri. Anzi, questi attestano la verità della realtà storica e sociale. Sarebbe ipocrita eliminare il crocifisso reclamando laicità e poi stare a casa i giorni festivi del cristianesimo; come il permettere di incontrare questi simboli sui libri di testo, nell’arte e nei monumenti per le strade, presenza diffusissima e che da prestigio al nostro paese nel mondo.



    Il Papa ha detto recentemente che il crocifisso simboleggia la civiltà dell’amore che quel “pazzo” di Gesù Nazareno ha lanciato nella storia. C’è bisogno di ricordarci oggi di questa grande missione iniziata da Cristo? Credo proprio di sì. Non è bello avere in quel simbolo il segno distintivo di un grande compito che ci accomuna? La Croce rossa, le ambulanze e le farmacie hanno scelto questo segno come simbolo di lotta al male; nello stemma comunale di Bologna la croce è affiancata dalla parola “Libertas” perché i valori che veicola sono la valorizzazione di ogni uomo, dal concepimento alla morte, e la libertà nei confronti del male e delle ingiustizie; guardiamo alla collina delle croci in Lituania o le croci impugnate dai popoli in lotta contro l’atesimo totalitario dei paesi dell’Est: libertà gridano.



    La croce significa vita, speranza, consolazione, impegno e non rassegnazione, coraggio nel rischio, coerenza fino al sacrificio, libertà per il bene. La croce dice come un grande manifesto pubblico che il male esiste e che prende di mira l’innocente, ma dice anche che l’amore trionfa, il dono di sé apre nuove pagine di fiducia e speranza. La croce è luce interpretativa dei valori della vita. Cosa conta nella vita, in cosa impegnarsi? Guardiamo i grandi seguitori del crocifisso. Madre Teresa ovunque andava metteva un crocifisso e al suo fianco, ad altezza del costato, scriveva sul muro “I thirst”, “Ho sete”. Il crocifisso era per lei il motore del suo amore e la aiutava ad identificare Gesù, come egli stesso ha detto, con i piccoli e i poveri. Guardiamo Padre Piuo che sulle orme del Poverello di Assisi, l’Alter Christus, come veniva chiamato dai suoi compagni, ha ricevuto sulla sua carne le stimmate del crocifisso. Padre Pio che ha voluto guarire le ferite dell’anima con la confessione e la direzione spirituale e le ferite del corpo con la costruzione dell’ospedale.



    La croce la troviamo al cinema. Andate a vedere “Blade Runner” o l’ultimo “Matrix” o il prossimo “The Passion” di Mel Gibson. E’ un linguaggio universale. Il che non vuol dire che universalmente è condiviso. Universalità non significa unanimità di condivisone. Significa che universalmente non si può fare a meno di quel confronto. Perfino il superateo Nietzsche ha orbitato attorno al crocifisso, per negarlo, fin che ha potuto, contrapponendogli Dioniso e l’Anticristo. Purtroppo sembra che parlino più di Dio gli atei che i credenti. E’ il loro compito e la loro preziosità. Negazione come purificazione ecome apertura di nuove prospettive. Lavorano per Dio, e vi assicuro che è un lavoro duro, mai pago e tranquillo. Una vitaccia inquieta quella dell’ateo onesto e sincero. E’ stato molto bello sentire in questo giorni le testimonianze di tanti lontani dalla fede parlare a favore del crocifisso e della sua pregnanza simbolica. "Il simbolo dà da pensare", diceva il filosofo Paul Ricoeur. Dà da pensare. E se poi a qualcuno verrà anche di credere tanto meglio. Ma l’importante, enormemente importante, è che oggi dia da pensare. Esercizio possibile a tutti e decisivo per il nostro tempo. Non ci sarebbe posto per lui, per il crocifisso che dà da pensare, nella scuola italiana?


    DUX MEA LUX

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  5. Ho letto con molta attenzione il suo intervento. L'ho trovato interessante e molto sentito.
    Non è banale in quanto da esso traspare una profonda convinzione e riflessione su quando detto.

    Penso comunque che lo Stato debba essere laico. Come del resto anche lei. Ma su questo punto abbiamo convinzioni diverse su cosa si debba intendere per Stato laico.

    Lei identifica il concetto di identità nazionale anche con la sfera religiosa. Ciò non è del tutto sbagliato. Il Cattolicesimo dovrebbe essere la religione della maggioranza degli Italiani.
    In realtà io penso che Dio sia morto. Almeno lo sia per gran parte degli uomini che non mettono al cemtro della loro vita o esistenza Dio. La religione di oggi è solo di maniera, un astratta appartenenza che si ferma all'apparenza delle forme. Il vero dio è il materialismo e neanche, purtroppo, quello "scientifico", ma quello più stupido è gretto: il consumismo.

    Come ho già detto la fede è un fatto privato, che rientra nella sfera delle scelte personali o individuali.

    Il nesso tra identità religiosa e nazione (ma dovrei dire popolo o sudditti in quanto quel termine è più tardo) lo si ha solo a partire dal XVI secolo. Non a caso nella Francia di Richelieu e Luigi XIV, cioè nel paese dell'assolutismo. Dove l'alterità, la diversità erano viste come elemento di disunione e debolezza dello Stato.
    Concezione che ritroviamo anche nella Germania nazista dove la diversità era perseguitata in tutte le sue forme. Si iniziò con gli ebrei, passando per gli zingari, gli omosessuali, i dissidenti politici e si sarebbe arrivati anche ai cattolici, come molti studi attestano, se nel frattempo non si fosse iniziata una guerra.
    Gli esempi li abbiamo anche vicino casa, come i balcani, dove religione ed etnia sono stati motivi di tragici fatti. Non dimentichiamo poi l'esempio più eclatante a noi contemporaneo la Cina. Dove la diversità religiosa, linguistica, etnica e razziale e controllata e perseguitata dal governo centrale. Il Tibet, dove nel silenzio generale si sta realizzando un vero e proprio genocidio, ne è un esempio eclatante.

    Francamente sono per uno Stato laico. Uno Stato imparziale e equidistante dalle questioni di fede. Lo Stato non deve riconoscere religioni o credi, con concordati o altro, perchè questo spetta solo al cittadino, deve solo limitarsi a permettere la libera scelta e il libero esercizio di tale diritto naturale.
    A presto.

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  6. Io metterei al posto del crocifisso un bel poster di Paris Hilton. Parlando di identità forse è più rappresentativa lei dei tempi moderni.

    Una disillusa

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  7. Io uno specchio!
    Così ognuno avrebbe il suo Dio!

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  8. questa dello specchio la condivido...è un ottima idea...ci sarà chi sorriderà vedendosi e chi si sputerà in faccia da solo...che bello!

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  9. ... ma nel secondo caso si configura il reato di vilipendio alla religione?

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  10. Ragazzi, ragazzi ma qui si passa il segno..

    angie

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