Pubblichiamo di seguito l' intervento di Peppe Ricco, commissario provinciale di Azione Giovani Salerno, alla Direzione Provinciale di AN del 17/10/2008. In esso vi è quello spirito e quella forza ideale che dovrebbe essere il propellente del "fare " e dell' "agire" politico. Per quasto gli abbiamo chiesto di inviarcelo e con grande piacere lo pubblichiamo.
Grazie Peppe.
Vorrei fare alcune riflessioni sulle sfide che Azione Giovani ha affrontato, affronta e affronterà nella realtà della Provincia di Salerno e più in generale nella politica, sociale ed economica che si propone alla nostra generazione.
La situazione provinciale vede il nostro movimento giovanile in forte espansione con la costituzione di quattro nuovi circoli territoriali a Bellizzi, Cetara, Magliano Vetere e Tramonti. Questi vanno ad affiancarsi agli altri Circoli già esistenti che hanno svolto, anche nel periodo estivo, un lavoro encomiabile sul piano locale. Nei diversi territori, oltre ad attività di tipo puramente politico sono state affiancate anche iniziative di tipo aggregativo, sportivo e culturale che hanno contribuito in maniera forte a riunire le comunità giovanili attorno ai nostri temi e alle nostre istanze.
È sotto gli occhi di tutti il lavoro e la presenza dei nostri ragazzi nei nelle amministrazioni comunali nelle piazze nelle scuole e nell’università.
Abbiamo denunciato la triste condizione in cui versa l’Alberghiero e siamo stati l’unica forza giovanile politica e studentesca ad intervenire in questa situazione. A tal proposito vorrei ringraziare pubblicamente il Capogruppo consiliare alla Provincia Sebastiano Odierna che si è reso promotore di un’interrogazione all’assessore provinciale Stanzione.
Sul piano del coordinamento politico provinciale abbiamo istaurato un tavolo permanente con i giovani di Forza Italia, con i quali concorderemo azione politica ed iniziative.
Devo ringraziare i ragazzi della nostra comunità per la nutrita delegazione alla festa nazionale di Azione Giovani, Atreju 2008, che insieme alle tantissime partecipazioni ad eventi e manifestazioni regionali e provinciali fa della nostra una delle Federazioni più attive e vivaci d’Italia.
In questo momento stiamo portando a termine la campagna di tesseramento che si chiuderà il 31 ottobre e siamo sicuri di ottenere degli ottimi risultati.
Contemporaneamente stiamo organizzando anche per quest’anno il consueto appuntamento del 9 novembre, anniversario della caduta del muro di Berlino. Non abbiamo però alcuna intenzione di vivere questa ricorrenza come “IL” punto di arrivo della storia. Crediamo che sia un’occasione invece che ci invita a riflettere, spingendoci all’analisi della società e dell’Occidente di oggi.
Sappiamo fin troppo bene che il 9 novembre 1989 fu un momento epocale. Sancì la vittoria dell’Occidente sull’Est che fu di Breznev, Krusciov e Stalin. Fu sconfitta la più tremenda sciagura che gli uomini abbiano mai conosciuto, il comunismo.
Ma d’altro canto è altresì fin troppo noto che fu l’economia occidentale a vincere il mostro bolscevico. E con la caduta del Muro di Berlino si diede il via definitivo ad un processo di globalizzazione imponendo il primato dell’economia stessa sulla politica.
A diciannove anni, dunque, dalla riunificazione della Germania ci sono ancora troppi muri che demarcano il confine tra libertà e oppressione.
Pensiamo alla questione del Tibet, una delle culle culturali dell’umanità, violentato dall’arroganza dei cinesi. Pensiamo all’ex Birmania dove una giunta militare di ispirazione marxista tiene in sostanziale schiavitù un intero popolo. Pensiamo alla Somalia da anni ormai in mano ai vari signori della guerra di ispirazione ora marxista, ora talebana. L’irrisolta questione palestinese aggravata dalla questione del terrorismo internazionale. E lì il muro c’è anche fisicamente. Potrei ancora citare la Georgia. la Cecenia, Cuba e le questioni dell’Abkazia e dell’Ossezia. L’Occidente deve decidere da che parte stare; se stare dalla parte della libertà dei diritti civili o piuttosto abdicare al suo ruolo per difendere interressi economici.
La seconda riflessione investe la natura stessa della politica come arte di governare la società. Ed in nome dei principi etici le si richiede di riprendere il primato sull’economia.
La degenerazione dell’attuale sistema, capitalistico, speculativo ha generato un’economia virtuale vudu autoreferenziale fondato sui rapporti delle agenzie di rating internazionali: in questa direzione vanno ricercati i motivi dell’ attuale crisi finanziaria.
“La miseria è per l’uomo la disperazione e per la donna la prostituzione” diceva Victor Hugo.
E la disperazione dell’uomo, è il motivo dominate dell’uomo moderno. Disperato è l’urlo di Munch che è diventato l’immagine simbolo del novecento!
Questo senso di disperazione di smarrimento e figlio della cultura illuminista ,prima e marxista ,poi, che lega il raggiungimento della felicità dell’uomo solo al soddisfacimento di bisogni materiali, riducendo l’uomo a bene di consumo.
A questo male oscuro, a questo male assoluto deve rispondere la comunità giovanile ricostruendo quell’impianto di valori che guida l’umanità da quando fu posta a regina del Creato.
L’impianto dei valori a cui facciamo riferimento, che oggi si chiama destra vengono da lontano, da molto lontano e si sono manifestati da quanto il primo uomo ha detto questa e la mia terra questa è la mia famiglia.
Sono il valore della comunità, della famiglia, la sacralità della vita.
Il rispetto di questo Pantheon valoriale è l’unica alternativa possibile alla dissoluzione.
Con la perdita della propria identità si perde non solo la propria libertà ma si smette di essere persone.
Lo spirito dei nostri valori trascende i secoli e la storia eravamo con Milziade e Temistocle che sconfissero il mostro persiano a Maratona e a Salamina.
Eravamo con i Romani che guidati da Scipione sconfissero l’arroganza cartaginese a Zama.
Eravamo con i Franchi di Carlo Martello che spinsero gli Arabi oltre i Pirenei e che attorno a Carlo Magno costituirono il Sacro Romano Impero.
Eravamo con i ragazzi della classe 99 che hanno combattuto sul Carso.
Eravamo con gli Italiani che per non rinunciare alla propria identità nazionale sono stati scaraventati dai macellai jugoslavi nelle foibe e nell’oblio.
Eravamo con Falcone e Borsellino che hanno pagato con la vita la difesa dello stato e della legalità.” Chi vive con coraggio muore una sola volta. Chi ha paura muore ogni giorno.”
Solo ponendo questi valori al centro del nostro discorso e soltanto rinnovandosi nella tradizione daremo una dimensione diversa alla nostra vita e a quella delle future generazioni.
L’alternativa, l’unica alternativa in cui noi crediamo è quella di scegliere una vita normale. Con obiettivi normali, affrontati con autenticità nel rispetto della nostra natura e della tradizione. Una casa, una famiglia, un lavoro, partecipazione schietta, senza scopi sotterranei, alla vita della nostra comunità locale, provinciale, regionale, nazionale ed europea.
Credere in queste cose costituisce l’unica trasgressione vera. La trasgressione oggi si chiama responsabilità.
La nostra è una generazione chiamata a ricostruire dalle macerie che abbiamo ereditato una nuova società. Siamo fin troppo coscienti che il nostro lavoro di oggi, se fatto bene e con dedizione, darà frutti soltanto domani.
Questo trascendere la propria vita rianima la dimensione spirituale sopita e narcotizzata dalle sirene della “cultura” contemporanea non meno spietate di quelle che affrontò Ulisse. Ma turandosi le orecchie l’eroe greco vincendole le dissolse. Questa sarebbe la vera rivoluzione…
È per questi motivi che accettiamo, con entusiasmo, la sfida del Pdl. Vogliamo portare nella nuova compagine i nostri valori, vogliamo essere la Destra delle idee, della tradizione e del nostro tempo. Vogliamo scrivere una pagina ancora bianca e non leggere pagine vecchie scritte peraltro troppo spesso male da altri. Alle domande ricorrenti circa la questione dell’identità e del simbolo dobbiamo rispondere in maniera chiara e senza equivoci. Siamo attaccati ai simboli, li portiamo dentro e proprio perché li abbiamo dentro, non sarà di certo un cambio grafico a stravolgere tutto.
A chi ci accusa di essere nostalgici io rispondo che siamo forti di un’unica nostalgia e quell’unica nostalgia che ci attanaglia è quella del nostro futuro.
Per questo rilanciamo l’invito di Filippo Tommaso Marinetti : “ Ritti sulla cima del mondo lanciamo ancora una volta la nostra sfida alle stelle.”
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