Spesso politica ed economia non vanno a braccetto con la trasparenza.
Questo principio che dovrebbe essere cardine di ogni amministrazione pubblica (ma anche nel privato non guasterebbe) sembra l'eterno disatteso.
Ciò per un ragionamento molto..molto semplice.
Non vi può essere vita democratica e civile senza la conoscenza (che ricordiamolo è potere) di ciò che avviene nella nostra comunità, che sia quella locale o nazionale. Principio base della cittadinanza è la partecipazione alla vita della propria comunità, specie nell'ambito politico (polis=città). Perchè si è cittadini, a mio parere, non solo quando si esprime la propria opinione nel segreto dell'urna elettorale, ma soprattutto quando si è attori attivi. Il che significa anche esercitare il controllo sugli eletti, partecipare alla formazione delle decisioni, come anche essere propositivi con idee e contributi di vario genere.
Purtroppo sembra che tutto ciò sia alquanto difficile. Il rapporto del cittadino con qualsiasi amministrazione da quella pubblica a quella di aziende private che esplicano servizi pubblici non è che sia tra i più semplici. Spesso si ha l'impressione che la figura più gettonata dai politici nostrani sia quella del "suddito", cioè di chi delega agli "altri" (meritevoli o meno che siano), disinteressandosi poi di tutto, salvo lamentarsi quando è toccato sul vivo.
Ma anche tanti nostri connazionali spesso preferiscono avere un rapporto con il potente di turno (che non è detto sia necessariamente un politico, potrebbe essere anche un funzionario addetto a qualche servizio) del tipo "andare col cappello in mano" a chiedere "il favore" anche se quanto chiede gli spetta di diritto.
Che poi la macchina pubblica, quella che giustamente Grillo dice fatta dai nostri dipendenti, sia obseleta e faraginosa questa poi è un'altra questione.
Non nascondiamoci poi il fatto che l'incarico pubblico può divenire l'occasione per arricchimenti illeciti, come soprattuto per "avere quanto non si potrebbe avere per altre vie".
Trovo dunque la proposta dei Radicali di istituire una "Anagrafe pubblica per gli eletti" assolutamente pertinente ed in linea anche con il lavoro sin qui svolta dal ministro Renato Brunetta.
Però non vorrei farmi illusioni.
Le norme spesso già esistono e restano disapplicate nel disinteresse di tutti.
Faccio l'esempio del mio comune (Capaccio-Paestum) , che già nelle Statuto comunale prevede all' art. 21 "Diritti e doveri dei consiglieri" qualcosa di simile. In particolare il comma 5 recita: "Per assicurare la massima trasparenza, ogni consigliere deve comunicare annualmente i redditi secondo le modalità stabilite nel regolamento del consiglio comunale".
Nulla di più disatteso. Al momento mi risulta che l'unico che abbia ottemperato è stato il consigliere di opposizione del PdL, gen. Giuseppe Troncone.
Ma potremmo fare altri esempi.
Ad esempio sulle consulenze e le collaborazioni esterne.
La legge (l'art. 53 del Dlgs. 165/01) vuole che siano comunicati da parte delle P. A. all'Anagrafe delle Prestazioni gli incarichi di consulenza e di collaborazioni esterne. Tale circolare prevede come modalità esclusiva di trasmissione quella telematica al fine di uniformare i dati.In ogni caso il comma 15 dell'art. 53 del Dlgs 165/01 prevede: "Le amministrazioni che omettono gli adempimenti di cui ai commi da 11 a 14 non possono conferire nuovi incarichi fino a quando non adempiono."
E vi confermo che sono molte le amministrazione pubbliche che ancora non hanno ottemperato e continuano a convenzionare. Compreso, a quanto consta dalla consultazione degli elenchi on line, il mio Comune.
Credo che la mancanza di trasparenza, un'amministrazione pubblica ferruginosa ed ostica, siano gli strumenti propri di chi vede la politica non come servizio ma come potere.
E', dunque, nostro compito, anche nel nostro piccolo, fare che la cosa pubblica diventi quella "casa di vetro" che permetterà finalmente quella politica partecipata e consapevole che ogni cittadino che non voglia essere suddito auspica.
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